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Possono richiedere questi prestiti tutti i dipendenti del settore pubblico (tranne quelli delle municipalizzate), compresi quelli delle Ferrovie e di Poste Italiane. Fanno parte di questa categoria i dipendenti delle ASL, delle Regioni, delle Province e dei Comuni, degli enti ospedalieri, dei Ministeri e degli enti parastatali (aziende controllate dallo Stato, come appunto Poste Italiane o ENI). Sono tutti quei lavoratori il cui ente previdenziale è rappresentato dall’ ex INPDAP, chiuso e confluito nell’ INPS nel 2011.
La solidità del posto di lavoro nel settore pubblico fa si che tali soggetti abbiano ottime probabilità di veder accettata la richiesta di concessione di un prestito.
Prestiti INPDAP
I lavoratori della pubblica amministrazione hanno a disposizione anche un altro canale molto vantaggioso per l’accesso al credito. L’ INPDAP mette infatti a disposizione dei lavoratori ancora in servizio dei prestiti agevolati a dei tassi di interesse e delle condizioni molto vantaggiose.
I prestiti inpdap vengono erogati dal fondo creditizio dell’ istituto, o da altri intermediari o enti convenzionati, non sono vincolati al sostenimento di una spesa specifica e sono prevalentemente di breve termine. L’unico requisito richiesto dall’istituto, oltre al già citato rapporto di lavoro con la pubblica amministrazione, è il possesso di almeno quattro anni di versamenti contributivi.
La restituzione avviene in un arco temporale che va da un minimo di 60 a un massimo di 120 mesi (da 5 a 10 anni), mediante conto corrente bancario o postale.
Tali caratteristiche fanno di questi prestiti la soluzione per coprire spese impreviste quali cure odontoiatriche, l’acquisto dell’auto o interventi di piccola entità sull’abitazione.
Il fondo creditizio dell’ INPDAP offre anche la copertura di rischi quali la perdita dell’occupazione, la riduzione del reddito da lavoro e la morte del richiedente.
Prestiti INPS ex INPDAP
Anche L’Istituto Nazionale per la Previdenza Sociale eroga prestiti a favore dei dipendenti statali in attività di servizio.
La domanda può essere presentata sia tramite il sito dell’ istituto che direttamente dagli sportelli. La durata del prestito varia da uno a quattro anni, il TAN si aggira intorno al 4,25% e bisogna considerare spese amministrative per lo 0,5% dell’importo totale, relative all’avviamento e la conclusione della pratica.
In caso di invalidità o morte del lavoratore non è prevista l’estinzione del prestito.
La cessione del quinto
La forma più diffusa è quella legata alla cessione del quinto dello stipendio, strumento introdotto dopo la seconda guerra mondiale proprio in Italia al fine di rilanciare il credito e l’attività economica di una nazione uscita stremata dal conflitto.
L’estinzione del prestito avviene mediante le trattenute sul salario al netto delle ritenute, nel limite massimo di un quinto di tale importo. L’idea di fondo, che ancora oggi mantiene tutta la sua validità, era quella di offrire ai creditori una garanzia sicura a fronte della concessione di un determinato importo in prestito. Ben poche garanzie possono ritenersi più solide di una busta paga di un dipendente pubblico.
Tale peculiarità fa si che, spesso, i prestiti dietro cessione del quinto vengano concessi anche a persone segnalate in CRIF o protestate.
Dal 2005, in seguito all’ entrata in vigore della legge 80/2005, anche pensionati e dipendenti privati possono accedere alla cessione del quinto dello stipendio.
A differenza di altre forme di finanziamento, in questo caso l’ammontare massimo della rata è la base di calcolo per determinare, in funzione del TAN (Tasso Annuo Nominale) e della durata del prestito, l’importo erogabile.
Le scadenze variano da un minimo di 24 mesi ad un massimo di 10 anni, entro il limite della durata del rapporto di lavoro e della data di pensionamento. Per cui, a titolo esemplificativo, se un individuo ha 60 anni e andrà in pensione a 63, la durata massima del prestito potrà essere di 3 anni. Se invece la cessione del quinto è richiesta da un pensionato, il limite temporale è dato dal 90° anno di età.
Fra le convenzioni più importanti ci sono quelle che le imprese erogatrici vantano con MEF (Ministero dell’ Economia e delle Finanze), INPS e INPDAP. In virtù di tali accordi esse possono accedere a procedure più snelle, semplificate, con minori costi operativi, a fronte del rispetto di determinati limiti di tassi praticabili.
La normativa obbliga colui che richiede il prestito a stipulare una assicurazione sulla perdita del lavoro e sulla vita; il beneficiario è ovviamente la finanziaria erogante il credito. In caso di licenziamento la finanziaria ha il diritto di rivalsa, per cui può ottenere il rimborso rifacendosi sul TFR maturato dal dipendente, in toto o in parte; solo nel caso che questo non bastasse a estinguere totalmente il debito interverrebbe l’assicurazione. L’assicurazione sulla vita, invece, prevede il rimborso diretto alla finanziaria della somma equivalente al debito da estinguere, nel caso in cui si verifichi il decesso del debitore.
Il prestito mediante la cessione del quinto è un prodotto molto diffuso, offerto da banche, mediatori creditizi, agenti in attività finanziaria e svariati intermediari finanziari.
Le principali imprese del settore sono IBL Banca S.p.A., Fiditalia S.p.A., Intesa San Paolo Personal Finance S.p.A. e Gruppo Findomestic Banca S.p.A..
Negli ultimi anni ha avuto sempre maggiore diffusione il canale online: su internet sono disponibili veri siti che offrono anche il servizio di comparazione. I più noti sono SOSTARITTE, SUPERMONEY, PRESTITIONLINE, SEGUGIO.
La delega di pagamento
Del tutto simile alla cessione del quinto, per quanto riguarda documentazione, requisiti e tempi tecnici (si parla di circa 10-15 giorni dalla presentazione della domanda all’erogazione della somma richiesta), è la delega di pagamento. La platea di soggetti a cui si rivolge quest’ultima è tuttavia è più limitata rispetto alla cessione del quinto, in quanto possono accedervi solo i dipendenti di enti pubblici o imprese convenzionati con le imprese eroganti i prestiti.
Inoltre, rientrante nella categoria dei prestiti personali, la delega di pagamento si caratterizza per il fatto che il datore di lavoro (privato o pubblico) provvede al rimborso del prestito contratto dal dipendente pagando direttamente le rate in virtù di una delega concessa da parte del dipendente stesso.
La delega di pagamento può sommarsi alla cessione del quinto, per cui combinando i due strumenti un soggetto può arrivare a cedere fino ai 2/5 del proprio salario.
Per esempio, un dipendente il cui reddito netto ammonta a 1.000 euro mensili, può utilizzare al massimo 200 euro per il rimborso di un prestito con cessione del quinto, mentre il limite massimo si innalza fino a 400 euro se è possibile combinare anche la delega di pagamento.