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La situazione del settore creditizio in Italia è abbastanza critica, a causa di una serie di problemi derivanti in particolare dall’asprezza della crisi economica e dalla rivoluzione che ha interessato il mondo del lavoro, sottoposto ad una crescente precarizzazione.
Per quanto riguarda la recessione in atto ormai da anni, essa ha avuto l’effetto di rendere sempre più complicato per un gran numero di persone l’onorare il piano di rientro dei finanziamenti concordati in precedenza.
I cosiddetti crediti incagliati non solo hanno costituito una zavorra nella pancia degli istituti creditizi, ma li hanno anche spinti a restringere i criteri di accesso ai finanziamenti, dando vita ad una stretta che ha messo in grande difficoltà l’economia reale (imprese e famiglie).
Proprio per cercare di ovviare a questa strozzatura, il governatore della Banca Centrale Europea ha deciso di riversare una grande massa monetaria verso il sistema bancario dell’Eurozona (il cosiddetto Quantitative Easing), che però non ha avuto gli esiti sperati.
Al credit crunch si sono poi saldate le drammatiche conseguenze di un mercato del lavoro sottoposto a grandi tensioni, non solo a causa dei licenziamenti conseguenti alla gelata dei consumi, ma anche alle massicce dosi di flessibilità introdotte in Italia dal Jobs Act.
La conseguenza più vistosa di tutto ciò è stata l’infoltirsi di quel particolare segmento di consumatori problematici da gestire per il mondo bancario, formato da chi non ha la possibilità di dimostrare merito creditizio e chi invece ha già avuto protesti in precedenza, ovvero non è riuscito a onorare i piani di rientro concordati.
La cessione del quinto a protestati nel 2016 e 2017
I protestati sono quei clienti che hanno avuto in passato problemi nei loro rapporti con il mondo creditizio, sino a non riuscire a ripagare il finanziamento ottenuto. Si tratta perciò, di soggetti per i quali la strada tesa ad avere nuovi finanziamenti si è poi notevolmente ristretta, pur non chiudendosi del tutto.
A disposizione di questa categoria, infatti, è rimasta la possibilità di concordare la cosiddetta cessione del quinto dello stipendio, che in Italia rappresenta in pratica la sola forma di prestito disponibile per loro e per tutti i soggetti che vantino nel proprio passato una segnalazione negativa in una delle cosiddette centrali rischi, ovvero le banche dati in cui vengono riversate le informazioni relative ai soggetti problematici.
Per soggetti a rischio si intendono in particolare i protestati e la banca dati più nota in tal senso è quella del Crif.
Va peraltro ricordato che nel nostro Paese sono molti i soggetti di svariato genere che promettono la concessione di credito ai protestati in concomitanza con la cancellazione del nominativo dalle banche dati.
Si tratta però di pratiche truffaldine, in quanto il vero obiettivo di queste società è quello di farsi pagare le spese di istruttoria, senza peraltro fornire il finanziamento richiesto. La cancellazione dalle banche dati è invece oggetto di un iter ben preciso, che richiede tempi tecnici ben precisi e non ha nulla a che vedere con l’operato di questi soggetti.
La cessione del quinto a protestati: l’istruttoria non è necessaria
Quando si richiede un finanziamento, l’istituto cui si è rivolto l’utente inizia una ricognizione tesa a capire il merito creditizio del possibile cliente. Si tratta in pratica di capire se lo stesso abbia un lavoro e di che tipo sia, oppure, in mancanza di redditi periodici, se disponga di una situazione patrimoniale in grado di far fronte alla necessità di ripagare il credito ottenuto, ovvero se abbia immobili o altri beni da mettere a garanzia.
Proprio in questa fase, la cosiddetta istruttoria, l’istituto creditizio va ad effettuare una indagine tesa a capire l’affidabilità del richiedente, ovvero se lo stesso non sia stato in precedenza segnalato alle banche dati o se il suo nome non rientri addirittura nella categoria dei protestati. Nel caso il processo non fornisca riscontri, la pratica passa al gradino successivo, in caso contrario subisce uno stop, che di solito prelude alla bocciatura della richiesta.
C’è un caso, però, in cui l’istruttoria non viene neanche avviata ed è proprio la cessione del quinto. Il fatto che non sia esperito questo passaggio, deriva dal fatto che il piano di rimborso previsto in questo frangente si fonda sul prelievo diretto alla fonte, ovvero al reddito messo a garanzia dell’operazione.
In pratica l’ente che concede il prestito va a prelevare direttamente sullo stipendio o sulla pensione la cifra concordata in sede contrattuale per la rata mensile. Il fatto che il cliente non abbia la possibilità di sottrarsi a questo passaggio, rende assolutamente inutile la ricognizione sulla sua affidabilità creditizia. Mentre, di converso, rende sicuramente necessaria l’istruttoria relativa alla sua reale situazione lavorativa.
Occorre infatti capire se l’azienda presso cui opera il richiedente sia effettivamente solida e offra garanzie sul mantenimento dell’impiego perlomeno per il periodo nel corso del quale dovranno essere rimborsate le rate concordate. In conseguenza di ciò sarà avviata un’istruttoria relativa alla forma giuridica, al numero di persone impiegate nell’attività lavorativa, oltre ad un’analisi degli ultimi bilanci in modo da poter capire la reale solidità dell’impresa. Nel caso in cui l’azienda mostrasse uno stato di salute precario, la richiesta relativa al finanziamento potrebbe a sua volta arenarsi.
Importi massimi con la cessione del quinto a protestati
Tramite la cessione del quinto a protestati, si può richiedere sino a 60mila euro, da ripagare tramite trattenute sulla busta paga o sul trattamento pensionistico, con un tasso di interesse fisso. Ciò vuol dire che la rata mensile rimarrà costante lungo tutta la durata del piano di ammortamento, ma non potrà superare appunto il 20% dello cifra che si riceve mensilmente, al netto. Proprio questo, peraltro, è il motivo per il quale la quota del capitale erogabile viene considerata in maniera direttamente proporzionale alla effettiva consistenza retributiva del richiedente.
I documenti per la cessione del quinto dello stipendio
Per poter avere il finanziamento, i protestati hanno comunque l’obbligo di produrre una documentazione in grado di attestare che siano lavoratori, non importa se tempo determinato o indeterminato, oppure pensionati. La documentazione in questione si compone in questo modo:
- lo stato di servizio corredata o sostituita dalla dichiarazione di busta paga attestante il reale status contrattuale;
- l’ultima busta paga oppure il cedolino pensionistico;
- un documento di riconoscimento in corso di validità, ovvero carta di identità oppure patente di guida.
Va anche sottolineato come al fine di garantire l’effettivo rientro della cifra erogata, l’istituto creditizio si riservi solitamente la sottoscrizione da parte del richiedente di una polizza. Il motivo di questa richiesta è abbastanza chiaro, in quanto tramite questa assicurazione l’ente erogante si tutela da una eventuale impossibilità di onorare il piano di rientro del cliente in caso di:
- licenziamento o chiusura dell’azienda in cui lavora il cliente;
- decesso anticipato del richiedente.
infine occorre ricordare che esiste un’ulteriore possibilità per l’ente erogante di rifarsi sul cliente ove questi non onori il piano di rientro prestabilito in sede contrattuale, ovvero il Trattamento di Fine Rapporto (TFR), a patto che la somma nel frattempo maturata sia in grado di coprire il finanziamento erogato.