L’ambiente pubblico si interfaccia con quello bancario in un modo più vario rispetto a quanto concesso e permesso ad esempio ai dipendenti di aziende private.
Analizziamo i vari aspetti che caratterizzano la possibilità da parte di un dipendente parapubblico o parastatale di accedere ad un credito.
Chi è il dipendente parapubblico
Innanzitutto è bene definire che figura sia il dipendente parapubblico o parastatale.
Questi sono lavoratori assunti da enti appunto parastatali, e cioè enti pubblici che operano in determinati settori quali, ad esempio, la previdenza sociale nelle sue forme obbligatorie, assistenza generica, enti scientifici e culturali. Sono aziende private ma con una certa percentuale di partecipazione dello Stato.
La figura quindi del dipendente parapubblico è del tutto equiparata, da un punto di vista di possibilità di accesso al credito, a quella di un dipendente pubblico.
Agevolzioni nel richiedere un prestito per parapubblico
Come anticipato, il dipendente parapubblico gode da un punto di vista economico di tutti i benefici e le agevolazioni riservata ai dipendenti statali.
Questo sta a significare che a differenza, ad esempio, di un dipendente privato, chi decide di chiedere un prestito ha accesso a due possibilità.
1)Richiesta di cessione di credito “tradizionale” tramite banca o istituto finanziario, con cui un dipendente, possibilmente in possesso di contratto a tempo indeterminato (i contratti a termine generalmente non forniscono uno scoring, e cioè un punteggio pratica, abbastanza alto da permettere l’approvazione della stessa, specie negli ultimi anni a fronte della diffusa crisi che ha coinvolto gli istituti di credito che devono far fronte a grosse difficoltà nel rientrare dei prestiti erogati), può effettuare una richiesta di emissione di credito finalizzata all’acquisto di beni – ad esempio acquisto di un’auto, mobili,supporti elettronici – oppure prestiti personali dove non è necessario specificare la motivazione per cui si sta chiedendo l’erogazione di una determinata cifra. Ciò solitamente comporta l’applicazione di tassi di interesse un po’ più alti rispetto a quelli che invece vengono applicati ai prestiti destinati all’acquisto di beni.
Questo tipo di prestito quindi è accessibile a qualsiasi tipologia di dipendente, a patto che la sua situazione storica da un punto di vista finanziario non presenti delle segnalazioni legate,per esempio, a ritardi nei pagamenti di finanziamenti richiesti in precedenza (iscrizione quindi della persona nella lista dei “cattivi pagatori”), o addirittura in presenza di protesti.
La griglie su cui i diversi istituti di credito basano i criteri per accettare o meno le richieste di finanziamento tengono conto, inoltre, di:
– presenza nello storico del cliente di precedenti richieste (è un cliente “migliore” un cliente che presenta una storia creditizia, ovviamente positiva);
– eventuale presenza di firme a garanzia su prestiti intestati ad altri;
– regolarità nei pagamenti di prestiti in essere o già estinti;
– non presenza di sovraesposizione (ovviamente esiste un limite a norma di legge oltre il quale una persona non può esporsi finanziariamente. Tale limite è determinato dal reddito mensile percepito dal cliente).
Come anticipato però, nell’ultimo triennio l’erogazione del credito da parte soprattutto delle banche (anche nel caso in cui si avvalorino della collaborazione di finanziarie esterne) ha subìto una forte contrazione proprio per le difficoltà legate al rientro delle cifre, questo anche a discapito di categorie che fino a poco tempo fa erano considerate tra le più “appetibili” per la liquidazione di finanziamenti.
È qui che entra in gioco la seconda possibilità di essere finanziati per quanto riguarda appunto l’oggetto dell’approfondimento, e cioè:
2) richiesta di cessione del quinto per parapubblici
La cessione del quinto (dello stipendio) è un prestito personale non finalizzato – non è necessario cioè esplicitare i motivi per i quali l’erogazione della cifra viene richiesta.
Le modalità di gestione sono semplici in quanto la trattenuta della rata mensile viene effettuata direttamente in busta paga. È l’amministrazione di appartenenza che si occupa di gestire mensilmente la ritenuta dell’importo dovuto.
Si chiama cessione del quinto in quanto la rata mensile non può superare appunto un quinto dello stipendio percepito dal dipendente.
Questa forma di erogazione di credito presenta molti vantaggi:
– Prestito agevolato;
– Rimborso automatico tramite la busta paga con conseguente impossibilità di insolvenza;
– Dilazione fino a 120 mesi, mentre il credito erogato da istituti privati difficilmente supera i 60 mesi;
– Tasso d’interesse fisso;
– Rata mensile fissa e inferiore al quinto dello stipendio netto;
– Nessuna motivazione richiesta;
– Ottenibile anche da parte di dipendenti con segnalazioni o pignoramenti – e forse questa è la differenza sostanziale con i prestiti “tradizionali” che invece non danno possibilità di accesso a credito in caso di tali problematiche;
– Assicurazioni comprese nella rata, mentre in caso di prestito tramite “canale privato” l’assicurazione viene sottoscritta annualmente ed addebitata su conto corrente. Nel caso venga erogata da istituti privati, quasi sempre le spese assicurative vengono prese in carico dalla banca stessa;
– Possibilità di rinnovo prima della scadenza;
– Non sono necessarie garanzie immobiliari o patrimoniali, nè firme di coobligazione;
– non ci sono spese di intermediazione.
La richiesta è di gestione piuttosto veloce.
L’emissione di tale forma di credito differisce soprattutto per una fondamentale motivazione: in caso di prestito “tradizionale”, la valutazione della situazione finanziaria viene effettuata sul cliente/richiedente, sulla sua solidità e sulla sua situazione finanziaria attuale e trascorsa.
La cessione del quinto invece viene erogata sulla base dell’azienda (nel caso specifico, l’ente statale o parastatale) per cui il richiedente presta servizio.
Trattandosi appunto di enti statali, la solidità e la garanzia data dagli stessi è praticamente data per certa.
Chi può richiedere la cessione del quinto parapubblici
Possono inoltrare richiesta di cessione del quinto tutti i lavoratori statali o parapubblici che abbiano:
– età compresa tra i 18 e i 63 anni;
– residenza in Italia;
– assunzione a tempo indeterminato.
Non è necessario fornire documentazione troppo complessa; è sufficiente consegnare un documento di identità leggibile ed in corso di validità, il codice fiscale in formato tessera (meglio se tessera sanitaria in quanto i codici riportati sul retro della stessa permettono una veloce e certa identificazione del soggetto), copia dell’ultima busta paga e della Certificazione Unica (ex CUD).
Esiste oltretutto la possibilità, per chi accede a questo tipo di servizio, di usufruire di una “delega” in caso di finanziamenti già esistenti oppure di cessione del doppio quinto qualora la cifra richiesta dovesse superare l’importo massimo erogabile tramite la procedura standard di emissione del credito.